La specie è classificata nell’ordine dei “Lofiformi”, famiglia “Lophiidae”, genere “Lophius. La strana forma dell’animale è funzionale alla necessità di un mimetismo efficacissimo che viene impiegato prevalentemente per la caccia statica alle proprie prede. Il capo è enorme, appiattito e largo (con una bocca altrettanto estesa, semicircolare) rispetto al corpo; gli occhi sono situati superiormente. Posteriormente il corpo è conico e sottile nella regione caudale. Caratteristiche le due pinne dorsali: la prima è costituita da 6 lunghi raggi dei quali il primo è mobile e molto lungo (recante all’estremità una espansione che ricorda un pesciolino e serve ad attirare le prede); la seconda, localizzata nella metà posteriore del corpo, è costituita da 11-12 raggi riuniti; le pinne pettorali sono evidenti e molto robuste mentre quelle ventrali, di inserzione giugulare, rimangono totalmente nascoste quando l’animale è posato (queste ultime servono, sui fondi molli, a scavare una buca per adagiarsi e mimetizzarsi meglio); la pinna anale è opposta alla seconda dorsale. Numerose le protuberanze sulla superficie del corpo e di rilievo la frangia di appendici carnose, intorno al corpo, che contribuiscono a renderne indefiniti i contorni e a esasperare il mimetismo. Il colore è bruno-violaceo o bruno-grigio sfumato di giallastro; presenti chiazze o maculature irregolari; il ventre è biancastro.
Il nome, “piscatorius”, deriva dall’uso del raggio lungo chiamato “illicio”: questo viene utilizzato come una “canna da pesca” con funzione di attirare altri animali (pesci , crostacei, molluschi) tramite il falso pesciolino alla sua estremità; raggiunto lo scopo, la Rana pescatrice con uno scatto fulmineo ingoia il malcapitato per intero. L’animale può raggiungere i 2 m e toccare il peso di 40 kg. Vive sui fondi misti (rocciosi, fangosi, sabbiosi) tra la superficie e i 1000 m; oltre a pescare mimetizzato sul fondo può risalire a pelo d’acqua in cerca attiva di prede: è noto abbia ingoiato anche uccelli marini posati sull’acqua; è molto vorace. E’ pescato essenzialmente con reti a strascico ed anche con palamiti e lenze a fondo. Per alimentazione viene utilizzata solo la parte posteriore del corpo; le carni sono ottime e il sapore ricorda lievemente l’aragosta. E’ abitualmente chiamata “Coda di rospo” oppure “Tuttobocca” ma anche “Budegassa” o semplicemente “Rospo”. Questo animale, obiettivamente, non è un campione di bellezza nell’accezione antropica del termine; l’enorme bocca, non sappiamo perché, rammenta quella di certi amministratori ed imprenditori che, scontenti dei loro pur lauti guadagni e pensioni, sono dediti a recepire introiti paralleli come ad elargire fiumi di parole in continui attacchi di vacua logorrea, con promesse ed autoincensamenti, atti ad “incantare e pescare” gli sprovveduti ascoltatori. La Rana pescatrice è specie di larga diffusione: Mediterraneo, Mar Nero, Atlantico, Oceano Indiano.